Carlos Caszely aveva due passioni, una era quella per i gol, l'altra era quella per la politica. Una bella e toccante storia, dal libro "Locos per el Futbol" di Carlo Pizzigoni.
[..]"Queste sono le mie ultime parole: sono sicuro che il mio sacrificio non sarà vano.
Sono sicuro che perlomeno castigherà il crimine la codardia e il tradimento."
Dopo aver pronunciato queste parole al microfono di Radio Magellanes, poco prima dell'attacco militare al Palacio de la Moneda, Salvator Allende (verosimilmente) si uccise.
Quindici giorni prima di queste storiche parole la nazionale cilena aveva giocato in Unione Sovietica lo spareggio di qualificazione per la Coppa del Mondo del 1974 in Germania.
Il colpo di stato compiuto con straordinaria efferatezza (nei giorni successivi alla presa del potere si seppe di torture e omicidi sommari anche nelle caserme) indusse i sovietici, anche per motivi politici, a opporsi alla gara di ritorno, che si sarebbe dovuta disputare a Santiago nel novembre dello stesso anno.
La Fifa cercò disperatamente di organizzare il match in un campo neutro che, si disse, sarebbe stato individuato nella Spagna di Franco, resasi disponibile.
Naturalmente si trattava di un'opzione nemmeno presa in considerazione dall'Urss, vista la scarsa simpatia nei confronti del regime del caudillo spagnolo.
Il 21 Novembre il Cile si presentò come nulla fosse all'Estadio Nacional de Chile, che due mesi prima, poco dopo il golpe, era diventato una prigione a cielo aperto per più di seimila persone.
Furono giocati trenta secondi di un undici contro zero, si arrivò alla rete e terminò quella spettrale rappresentazione: il Cile si era guadagnato la qualificazione per Germania 1974.
E a quel mondiale prese parte Caszely che fu il primo giocatore della Coppa del Mondo a vedere il cartellino rosso. "Per forza" disse più di un simpatizzante dei militari, "non vuole giocare la partita successiva contro i suoi compagni della Germania Est".
Carlos Caszely, Album Panini Monaco '74 |
Un grande "El Rey del metro Cuadrado", uno che in area di rigore era una vera sentenza: la palla finiva sempre dentro.
Per non rallentare la velocità non utilizzava nemmeno i parastinchi.
Preteso dal Santos, non aveva accettato il trasferimento perchè qualche dirigente del Colo-Colo si era già accordato con i brasiliani (probabilmente non in maniera gratuita) senza dirgli nulla.
Reclamato anche dal Real Madrid, si accontentò di diventare l'idolo della tifoseria del Levante di Valencia, nella serie B spagnola.
La grande passione di Carlos oltre a quella per i gol era la politica.
Non esattamente la più consigliata, in un momento come quello, anche se Caszely la penserebbe in maniera differente: è proprio in momenti così che la politica offre l'opportunità di essere vissuta con principi morali ed etici superiori.
E quando sei guidato da questi principi non ti importa di spegnere il sorriso del dittatore quando prova ad allungarti la mano per salutarti e tu glie la neghi, perchè sai che quella mano è sporca di sangue. Caszley non salutò Pinochet, come avevano fatto i suoi compagni, prima della partenza per la Germania.
Non fu l'unico incontro pubblico tra i due: nel 1985 si prestò anche un dialogo.
"Sempre con questa cravatta rossa senòr Caszely"
"Asì es, senòr presidente. La porto sempre al collo e nel cuore."
"Io farei un bel taglio, a questa cravatta"
"Può farlo ma il mio cuore rimarrà comunque rosso"
Lo sguardo dritto e fermo di chi sa distinguere il bene, e di chi sa che quel bene deve arrivare.
E che sarebbe arrivato anche in Chile.
La situazione economica e politica imponeva a Pinochet un plebiscito, in cui era certo di spuntarla.
Nel referendum indetto nel 1988 vinse il no, grazie a un'intelligente macchina propagandistica mesa in piedi da alcuni creativi pubblicitari e in cui, ovviamente Carlos Caszely ebbe un ruolo attivo.
In mezzo a ore e ore di propaganda televisiva per Pinochet, che aveva smesso gli abiti militari per indossare un più rassicurante gessato, la Concentràciòn de Partidos por el No ebbe quindici minuti a disposizione, così, giusto per accontentare qualche osservatore internazionale.
In uno di questi spot una donna raccontava di essere stata sequestrata e torturata dopo il golpe, e di no aver mai confessato nulla ai famigliari per non metterli in pericolo.
Poi una piccola pausa, ed ecco apparire sullo schermo Caszely che invitava a votare no: "Perchè le opinioni di questa donna sono le mie. Perchè questa meravigliosa donna è mia madre."
Carlos Caszely, Album Panini Spagna '82 |
Più del cinquanta per cento della popolazione la pensava come Carlos e il referendum passò.
Non bastò a Pinochet la promessa di costruire un nuovo stadio per il Colo-Colo la squadra più tifata del paese. L'impianto non venne mai edificato perchè Pinochet perse.
Nel Cile finalmente tornato alla democrazia il Colo-Colo vinse la sua prima (e unica) Coppa Libertadores. [..]
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