Notti magiche Italia 90 - Storie Mondiali

Il racconto di Federico Buffa sulle notti magiche di Italia '90.

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La squadra del '90 è figlia dell'Under 21 che nell'Europeo del '86 perde ai rigori contro la Spagna di Luis Suarez, unica vittoria di Luisito da tecnico.
Ma da buon alchimista il CT sa benissimo di aver visto in campo del materiale che può trasformare in oro. Tra quei ragazzi ci sono Ferri, Maldini, Donadoni, De Napoli Giannini, Vialli e il capitano Mancini.
Figurina italia Italia 90
La Nazionale italiana nell'album Panini Italia 90
Vicini li porterà nella nazionale maggiore e li amalgamerà insieme con Zenga, che è un fenomeno e nell'under gioca già, da fuoriquota, Bergomi e Baresi, campioni del mondo del '82, Carnevale davanti e Carlo Ancelotti che sta in mezzo al campo.
E' con questo gruppo che si giocherà tutto al mondiale del'90.
Nell'88 l'Italia ha inoltre fatto molto bene all'Europeo in Germania, i tedeschi, gli olandesi e tutti gli altri si sono accorti che siamo una bella squadra, e che abbiamo margini di crescita: il'90 potrebbe essere il nostro anno, anche perchè giochiamo in casa.
Azeglio Vicini ha un unico dubbio ed è legato al ventiduesimo giocatore da convocare: nel suo cuore sceglierebbe Fusi, che è uno dei principali centrocampisti del Napoli, ex Sampdoria, e che quindi conosce perfettamente Mancini e Vialli e, soprattutto, è conosciuto da loro.
Perchè Fusi piace tanto al CT?
Perchè nell'88 a Spalato, il giorno in cui ha esordito Paolo Maldini, l'Italia ha giocato contro la Jugoslavia. Gli slavi avevano in campo uno con cui non puoi negoziare quando è in giornata.
Io quella partita l'ho vista, e in quel momento ho deciso che lui sarebbe stato il mio giocatore preferito per sempre: si chiama Dejan Savicevic.
Figurina Dejan SavicevicPer un'ora lui è stato Zorro e l'Italia il sergente Garcia.
A un certo punto Vicini ha guardato la panchina e ha detto: "Fusi, quello la".
Quando il giocatore del Napoli è entrato in campo, è riuscito ad annullare Savicevic, che come al solito dopo un'ora di gioco è diventato un pò meno efficace, ma non è stato comunque un compito facile quello di Fusi, soprattutto non c'era ancora riuscito nessuno.
Quando deve fare l'ultima convocazione per il Mondiale, però Vicini lo chiama e gli dice: "Fuso, non ce la faccio, ho deciso di chiamare quel ragazzo della Juve, Schillaci, penso che in attacco abbiamo bisogno di qualcos'altro"
La coppia titolare li davanti dovrebbe essere Carnevale-Vialli, i cambi Baggio e Mancini.
Il clima dell'Italia è più che discreto.
I ragazzi sono in ritiro a Marino, a trenta chilometri da Roma: Hotel Helio Cabala (credo che si tratti di una storpiatura del nome del famoso imperatore Eliogabalo figlio illegittimo di Caracalla).
Sono protetti, iperprotetti dalla polizia e anche dalla guardia di finanza, i giocatori fanno gruppo, sanno che il Mondiale dura poco e, anche se sono rivali a livello di club, sono perfettamente alla stessa pagina.
Il capitano è lo "Zio Bergomi", e il primo giorno di ritiro dice:
"Ho parlato con un dietologo che conosco, bisogna mangiare la frutta prima dei carboidrati, cosi si digerisce meglio".
Il medico della squadra non può che ribattere: "Prego".
Oh, lo "Zio" nell'82 inseguiva i tedeschi a diciotto anni al Bernabeu.
Lui un Mondiale l'ha già vinto: quello che dice "lo Zio", si fa.
Figurina Bergomi Italia 90
A scopone scientifico giocano gli snob, Baresi, Maldini e Ferri; gli altri sono tutti briscolisti, li guida Vialli.
Restano in stanza, a fumare il sigaro e vedere film, Serena e Berti, che sono amici anche all'Inter.
(Mi ricordo di una modella che ho conosciuto a New York. Una sera mi ha chiesto "Ma tu sei di Milano?" "Si" "Conosci Nicola?" "Ci sono tanti Nicola a Milano.." "No quel Nicola con il sigaro.." Allora io ho sorriso: "Si lo conosco. Cioè non lo conosco di persona ma so bene chi è: è quello che ci ha fatto soffrire nei derby")

E' un bel gruppo l'Italia, sì.
Ma contro l'Austria siamo bloccati sullo 0-0 a un quarto d'ora dal fischio finale.
Abbiamo fallito due palle gol all'inizio, e quelli sono grossi.
Vicini ad un certo punto guarda la panchina e dice "Totò"
Schillaci ha già conquistato tutti perchè è di una genuinità devastante, è esattamente comè.
Racconta tutto di se, anche le sue vicissitudini famigliari, e sembra che conosca i compagni di nazionale da una vita.
Ora tocca a lui.
Vialli lavora un palla stupenda sulla fascia destra, arriva fino quasi alla riga di fondo campo e poi la mette in mezzo.
Cè un portiere di 1,85, due difensori di 1,92 e poi cè lui, un siciliano di 1,75.
Ma da quel momento in poi, per tre settimane, dove cè la palla cè lui. 
Schillaci impatta di testa benissimo e la sfera va in rete. 1-0
L'Olimpico lo celebra subito, è innamoramento a prima vista. [..]


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Figurina Maradona Italia 90E ora fermi tutti. Ci troviamo di fronte la storia del calcio di questi anni: Italia e Argentina.
Nel '78 il Mondiale l'hanno vinto loro, nel'82 l'abbiamo vinto noi, nel'86 la coppa è tornata a loro.
E adesso il '90 ci incontriamo in semifinale.
Dove giochiamo la semifinale? A Napoli. Contro chi? Contro Maradona, che ha vinto lì il secondo titolo italiano. E lui, naturalmente, non esita a ricordarlo a tutti: vuole sbilanciare l'ambiente.
Dice cose come: "Bravi improvvisamente tutto il mondo si accorge di Napoli, io sono sei anni che sono qua, e voi solo oggi vi accorgete di questa città?" O meglio: "Solo oggi vi accorgete dei miei amici napoletani?"
Quando i giocatori entrano in campo per il riscaldamento, si rendono conto che qualcosa è diverso: fino a quel momento il pubblico li ha sempre accompagnati ad ogni loro gesto, in ogni movimento.
Non che il pubblico non sia caldo, ma non è quello dell'Olimpico..
Si, però noi siamo più forti.
L'unico problema per Vicini è chi gioca davanti in attacco?
Come sempre in questi casi, un allenatore si ricorda di chi "ti ha portato fino li", quindi Schillaci non si può togliere. Con lui cè Vialli.
E iniziamo giocando bene. Vicini non ha preparato nulla di particolare per contenere Maradona: siccome attacca il centrosinistra è marcato dallo "Zio".
Niente a che vedere con quello che, per esempio, ha fatto Bearzot nel '86, facendolo seguire come un'ombra da Bagni, suo compagno di squadra.
Siamo più forti e lo dimostreremo.
Figurina Vialli Italia 90In realtà la tensione è tanta, tantissima, e qualcuno comincia anche ad avere il braccio corto, i giocatori spendono tanto perchè vogliono soddisfare il pubblico.
Al diciassettesimo la svolta: sombrero di Giannini, palla che vaga in area, splendida mezza rovesciata di Vialli, respinta dal portiere e poi.. Tibia di Schillaci, 1-0.
Lui corre verso la bandierina con le braccia alzate, Giannini lo insegue e gli fa: "A Totò ma che culo c'hai!"
L'Argentina è inoffensiva, ma alla fine del primo tempo effettuano un cambio, entra Pedro Troglio [..]
Entra Troglio e la partita cambia: non è una grande Argentina ma il baricentro si alza.
Noi vogliamo amministrare, con la difesa che abbiamo possiamo permettercelo.
Ad un certo punto però arriva un cross da sinistra, rientrante sul destro, Caniggia salta e prende il tempo a Ferri e Zenga in uscita.
Fino a quel momento il nostro portiere ha fatto soltanto tre parate, tre parate stupende, con gli Stati Uniti per esempio la partita l'ha salvata lui, ma qui non cè niente da fare. La palla entra in porta, siamo 1-1.
Non ci aveva fatto gol nessuno; è un momento in cui non sappiamo gestire, perchè le gambe non vanno. Siamo abituati a farci portare dal pubblico ma non è così semplice [..]

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Si va ai supplementari, che nel primo tempo durano addirittura ventitre minuti perchè succede di tutto. Ma il risultato non cambia, neppure quando l'Argentina rimane in dieci per l'espulsione di Giusti. Si arriva dove vuole l'Argentina, ai calci di rigore.
L'Argentina di Bilardo è l'opposto dell'Italia: noi giochiamo a uno due tocchi, abbiamo una serie di belle facce, giochiamo un calcio offensivo che abbiamo avuto poche altre volte nella storia.
Abbiamo anche dei giocatori che si fanno amare dal pubblico.
Roberto Donadoni, per esempio. E' cresciuto all'oratorio di Cisano Bergamasco, ha una faccia pulita cerchiata dai riccioli, e riesce a comunicare la forza della gente italiana onesta. Sa giocare splendidamente a calcio, e in uno spot, credo del Grana Padano, si vede un ragazzo identico a lui, che parte dall'oratorio e diventa un calciatore della nazionale italiana. E in una scena si vede quel giovane dal dischetto, prima di battere un calcio di rigore.
E siccome ora ne abbiamo messi tre noi e tre loro e tocca proprio a lui andare dagli undici metri, non soltanto a me sarà venuto in mente quello spot.
Giannini non cè, Schillaci ha male all'inguine, la scelta ricade su Donadoni.
Bisogna applicare la legge del "Goy": il suo tiro è a più di sessanta centrimetri dal palo, ed "el Goy" lo para. Ora cè Maradona, lui non batte semplicemente un calcio di rigore, no. Maradona gioca mentalmente con il portiere, non abbandona mai con lo sguardo Zenga: è una sfida infernale uno contro uno. Al momento di tirare, non calcia, tocca la palla piano, la boccia.
La sfera va nell'angolo, e Zenga è spiazzato, neanche prova a parare.
La serie è 4-3 per loro.
A battere il calcio di rigore decisivo è rimasto Serena.
Quel giorno a Buenos Aires "El Goy" mi avrebbe raccontato che sul rigore di Serena era sicuro; pensava: "Devo stare in mezzo, calcia di potenza", devo solo sperare che la palla non mi passi sotto la pancia". E lui, in qualche modo, la prende. (figurina)
E' finita. In finale ci va l'Argentina.

Giochiamo la finalina per il terzo posto a Bari, contro l'Inghilterra, ed è una partita bellissima.
Shilton si fa rubare la palla da Baggio, che segna un gol alla Baggio.
Loro pareggiano e poi cè un fallo in area su Schillaci: il rigorista designato è Roberto, ma lui invece si avvicina a Totò e gli dice: "Tiralo tu, devi vincere la classifica cannonieri".
Ma è l'unica gioia che ci resta, arriviamo terzi.
I giocatori fanno tutti la ola alla fine dell'incontro, italiani e inglesi insieme, ci dimentichiamo della perfida Albione.
Una bella serata di sport. Si, ma se vogliamo dirla tutta, entrambe le squadre hanno perso: l'Inghilterra era stata battuta dalla Germania nell'altra semifinale, pure loro ai rigori.
Ha ragione Lineker quando dice: "il gioco del calcio è molto semplice, si gioca novanta minuti oppure centoventi, poi si va ai rigori e vincono i tedeschi".
La Germania Ovest nelle figurine Panini Italia 90
E più o meno è sempre così.
Anche la finale la Germania vince ai rigori, ma in novanta minuti.
E' una partita in cui non succede niente. Arbitra un messicano che però in realtà è un uruguagio naturalizzato, e già è una cosa rara.
A cinque minuti dalla fine fischia un rigore che francamente è discutibile.
Matthaus non si sente di batterlo, al suo posto si presenta sul dischetto Brehme, che è uno che calcia di destro o di sinistro nella stessa maniera.
Le falangi magiche del "Goy" la sfiorano, ma ancora una volta vale la legge dei sessanta: è gol, vince la Germania 1-0.
I tedeschi non hanno segnato un gol su azione in nessuna delle ultime due partite. Però sono solidi. Sanno sempre cosa si deve fare e come bisogna farlo.
Fantasia? E chi ne ha bisogno!
Ha proprio ragione Lineker: alla fine, quasi sempre, vincono loro.

Storie Mondiali di Federico Buffa e Carlo Pizzigoni


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